Diario di Viaggio

Il futuro del turismo è in Uzbekistan

Mi ricordo ancora gli sguardi sorpresi che ho ricevuto quando ho detto “ho prenotato un viaggio per l’Uzbekistan“, la reazione media è stata prendere in mano il telefono e andare a cercare su Google Maps dove fosse. Finché non aggiungevo una magica parola: “Samarcanda” e lo stupore si tramutava in un “ahhhh” di comprensione. Perché, diciamoci la verità, non è che l’Uzbekistan sia proprio in cima alle mete del turismo di massa, quanto meno per ora.

Sono certa che presto non sarà più così, dunque se vi pizzica l’idea di visitare questo straordinario pezzetto di Via della Seta prima che perda totalmente di autenticità, forse il momento di prenotare il vostro viaggio è adesso.

Un’apertura al turismo timida (ma non troppo)

L’Uzbekistan rappresenta il cuore della Via della Seta, uno dei paesi che ha stimolato collettivamente l’idea del viaggio in terre remote ed esotiche. Come potrebbe essere altrimenti quando, in  mezzo a lande desolate, a volte quasi desertiche, i viaggiatori del passato si imbattevano all’improvviso in queste sconfinate madrasa ricoperte di maioliche blu e turchesi, talmente piene di dettagli da far girare la testa?

Dettagli delle maioliche nella necropoli di Shah-i-Zinda a Samarcanda

Samarcanda, e affini, sono sempre state il simbolo del “Viaggio” con la “V” maiuscola,  ma raggiungere l’Uzbekistan in passato era abbastanza complicato. L’aura che ammanta Samarcanda è ancora quella di una città segreta, che nonostante l’innegabile splendore si è trovata, per forza di cose, relegata al turismo di nicchia. Tutto cambia nel 2019 quando il governo uzbeko cambia rotta e toglie a ben 50 paesi la necessità di ottenere un visto per ragioni turistiche. L’Italia è tra questi.

Donne uzbeke in abito tradizionale

Il continuo della storia lo conosciamo tutti, la pandemia blocca comunque ogni possibilità di viaggiare e l’Uzbekistan rimane lì, ad attendere che il pubblico si accorga che le luci della ribalta sono state accese. E quando, timidamente, il turismo mondiale riprende, ecco che iniziano ad arrivare i primi turisti “diversi”. Non più solo gruppi russi o turismo della terza età. Non più backpackers solitari con lo zaino pieno di sogni. Arrivano i gruppi più disparati, arriva chiunque.

Arrivano i turisti pieni di soldi, quelli che lasciano ai bambini che giocano per strada laute mance solo perché sono carini. Fa un po’ male al cuore quando, nelle strade più dissestate, i bambini attirano la tua attenzione chiamando “money, money”. Forse l’unica parola inglese che conoscono…

Zone d’Ombra

I turisti hanno rovinato il turismo? Forse non ancora. L’approccio dei mercanti di ceramiche e tappeti in seta è ancora educato e gentile, per quanto si cerchi di rincorrere lo straniero nella speranza di strappare un’affare.

L’Uzbekistan è ancora un paese relativamente povero, dov’è possibile spendere pochissimo, grazie anche a un cambio molto favorevole. Ma a volte, sostenere l’artigianato e la ristorazione locale non basta. Succede quando, davanti al Registan di Samarcanda, l’addetto all’illuminazione notturna viene a cercarci proponendoci di replicare lo spettacolo di luci e suoni delle otto (che ci siamo persi) fuori orario, dieto lauto pagamento. Lauto per lui, si intende, perché a noi magari verrebbe una ventina d’euro a testa, a lui forse cambierebbe la vita. Sicuramente l’avrà già fatto, insiste, sorride, ci fa vedere che è davvero lui a capo dell’illuminazione lanciando sprazzi di colore sulle maioliche blu.

Il Registan di Samarcanda in notturna

Qualcuno è tentato, ma grazie al nostro coordinatore Giovanni subentra il ragionamento etico. Cosa diventerebbe, o cosa diventerà, Samarcanda quando ognuno potrà accenderla e spegnerla come fosse un albero di natale? Cosa rimarrà di autentico quando, pagando più o meno legalmente, chiunque potrà farne il proprio parco giochi?

La si poteva leggere la delusione negli occhi di Giovanni mentre diceva “cinque anni fa non era così, questo posto“.

L’autenticità che resiste

Con questo non voglio dire che l’Uzbekistan abbia totalmente perso di autenticità, al contrario, in qualche modo chi ci è nato inizia a comprendere il valore inestimabile della propria cultura, tanto antica quanto fragile.

Lo si vede quando si lasciano le grandi città in favore di zone più rurali dove lo straniero, magari, non è mai arrivato, lì dove le porte delle case vengono aperte e si mangia in stanze piene di tappeti rivestite di carta da parati barocca. Lo si vede nelle signore che vogliono insegnarti a tirare la pasta dei manti, i ravioli uzbeki, o nei ragazzi che fanno a gara a chi fa il pane più bello invitandoti nei loro forni a vedere con i tuoi occhi il loro lavoro. Senza chiedere nulla in cambio, senza il tentativo di venderti nulla, solo per mero orgoglio.

Sorrisoni e pani Uzbeki
Come in un film d’epoca tra le strade “segrete” di Samarcanda

Penso che l’Uzbekistan sia un luogo bellissimo, le sue città tra le più straordinarie e uniche che abbia mai visto, da viaggiatrice è mio desiderio che chiunque ami il viaggio nel senso più stretto del termine possa visitarlo. Ma in quanto tali è nostro dovere entrare in punta di piedi, rispettandone la diversità, la gente stupenda che lo abita, e preservandone l’unicità anche attraverso le nostre scelte da ospiti. Perché l’ospite è il benvenuto in qualsiasi casa solo quando non si comporta da padrone.

Info utili

Ho meditato a lungo su cosa scrivere sull’Uzbekistan, visto che ci sono andata (per la prima volta in vita mia) in un viaggio organizzato dove stavo “dall’altra parte della barricata”, ovvero tra i clienti. Per questo motivo ho deciso di andare a sentimento e non parlare in dettaglio di itinerari, consigli patici, persino città visitate. D’altro canto è tutto già online visto che l’itinerario è di SiVola ed è facile ricostruire tutto attraverso la serie di Humansafari (sì, è proprio lo stesso viaggio!).

Abbiamo avuto come coordinatore Giovanni Cipolla di A Pechino col Pandino, una persona super preparata e molto profonda che è stato un piacere conoscere dal vivo. Mi ritengo molto soddisfatta da SiVola quindi, per chi non ama la solitudine e non ha con chi andare in luoghi tanto esotici, non posso che consigliarla.

Detto ciò, l’Uzbekistan è un paese estremamente tranquillo ed economico, molto adatto anche per il fai da te, quindi se volete tagliare sul budget non abbiate timore. Personalmente mi sentirei davvero a mio agio nel tornare da sola, cosa che spero di fare un giorno, magari combinandolo ad altre parti della Via della Seta.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.