Uji era già da parecchi giorni nella lista dei luoghi dove dovevo necessariamente andare finché mi trovo qui in Giappone. In una bellissima giornata di sole sono finalmente riuscita a spuntarla via, tornando a Kyoto davvero soddisfatta di questa piccola cittadina. Uji si trova a sud della prefettura di Kyoto, a circa 20 minuti di treno da quest’ultima, ed è famosa per essere la città dov’è prodotta una delle più pregiate qualità di matcha. Tutt’oggi è possibile visitare dei negozi di tè fondati nel periodo Muromachi (intorno al 1300) e ancora attivi.
Non solo, Uji è sede di altri due siti registrati dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, il tempio di Byodo-in e il santuario di Ujigami-jinja. Quindi prima di addentrarci nella storia del Matcha, vi lascio un breve itinerario del giro turistico che ho fatto.
Appena arrivati in stazione, la prima cosa che troverete sarà la mappa per raggiungere il Byodo-in, fiore all’occhiello di Uji. Per farlo attraverserete una deliziosa via piena di negozi dedicati al tè, ristoranti inclusi. Inoltre qui potete vedere la statua di Murasaki Shikibu, autore del romanzo giapponese “La Storia di Genji“, i cui ultimi capitoli sono ambientati proprio ad Uji.

Basterà seguire le indicazioni per arrivare al Byodo-in, antica reggia del periodo Heian, convertita in tempio Jodo-shu. E’ particolarmente nota ai giapponesi per essere inciso sulla moneta da 10円.
Il Byodo-in ha un biglietto di 600円, che include anche il museo attiguo, dove sono conservati alcuni dei tesori nazionali del tempio, tra cui la campana sacra in bronzo realizzata in India oltre 900 anni fa.


Finita la visita mi sono subito recata alla casa da tè di cui vi parlerò dopo, per poi proseguire verso il fiume. Attraversandolo ci si ritrova nella zona dedicata ai templi, immancabile una capatina al tempio Kosho-ji, dove ogni autunno vi è cerimonia chiamata Chatsubo-kuchikiri-no-gi durante la quale il tè, conservato in giare nel tempio, viene offerto agli dei. E’ possibile proseguire per il Santuario di Uji e soprattutto il Santuario di Ujikami, che pare sia il più antico tempio giapponese ancora integro, risalente circa al 1060. E tutti questi siti sono gratuiti!



Infine, se siete dei gran camminatori, non potete non salire sul Daikichiyamafuchi, e godere della bellissima vista. Purtroppo per ragioni di tempo non sono riuscita ad arrivare fino alla terrazza panoramica, ma già al secondo tornante il panorama premetteva davvero bene!
TAIHO AN – La casa da Tè municipale
La storia del tè in Giappone inizia con il Matcha, per chi non lo sapesse un tè torbido che viene realizzato mescolando la polvere di foglie di tè verde all’acqua calda. La leggenda vuole che il primo seme di tè verde arrivò dalla Cina grazie al monaco zen Eisai nel 1191, che lo piantò nel suo tempio a Kyushu. Ad Uji invece si iniziò a coltivare il tè verde all’inizio del XIII secolo, e grazie al terreno particolarmente fertile ne è derivata una qualità talmente eccelsa da renderla una dei maggiori produttori di Matcha in Giappone, allora come oggi.

Il Matcha è al centro della Chanoyou (茶の湯), la Cerimonia del Tè Giapponese. Ad Uji è possibile partecipare in prima persona ad una cerimonia del tè, alla casa da tè Municipale Taiho An, proprio di fronte il Centro Informazione Turistica. La mia visita ad Uji era incentrata principalmente su quest’attività, che ha tra l’altro il costo irrisorio di 500円, e include naturalmente una tazza di matcha e un wagashi (un dolce da tè). Vi assicuro che in qualsiasi ochiya paghereste quanto meno lo stesso prezzo solo per il menù, senza cerimonia.
Fin da subito mi sono sentita immersa nell’atmosfera della Chanoyou, da quando il pannello scorrevole è stato aperto da una donna in kimono, in ginocchio. Nella prima fase della cerimonia vengono soltanto portati tutti gli strumenti nella sala dall’aiutante, sempre rigorosamente in ginocchio. Mentre ripassavo dal flyer le frasi di cortesia da dire al momento giusto, la maestra ha fatto la sua apparizione. Guardarne i movimenti studiati ed eleganti è stato davvero ipnotico, ogni singola mossa aveva una sua ritualità. Mentre seguivo il tutto ipnotizzata l’aiutante mi ha invitata a mangiare il wagashi, che in questa cerimonia va tagliato in quattro parti e finito prima di bere il tè.
Il matcha viene energicamente miscelato, di modo che si formi una sottile schiuma. Anche questa volta ho atteso l’invito dell’aiutante, e dopo aver girato due volte la tazza ho mandato giù il liquido amaro. E’ importante alla fine “risucchiare” rumorosamente la schiuma, per dimostrare apprezzamento. Una volta finito, si asciuga la tazza con indice e pollice, e poi la si osserva.

La tazza che avevo rappresentava la stagione del raccolto, per via del piccolo topo scolpito su di un lato. Ogni singolo oggetto della cerimonia, inclusa la stanza, i fiori e la pergamena appesa alla parete erano stati selezionati accuratamente dall’oste per simboleggiare la bellezza della stagione autunnale. Conclusa la cerimonia la maestra e l’aiutante mi hanno spiegato tra inglese e giapponese tutto quello che vi sto scrivendo adesso, ed essere stata completamente da sola ha aiutato molto a subire fortemente il fascino di questo rituale. Io consiglio vivamente di fare un salto alla casa da tè per provare almeno una volta l’emozione di essere l’ospite della cerimonia, e non solo un osservatore esterno. E non temete di sbagliare, il rituale è sì sacro per i Giapponesi, ma il vostro impegno nel voler vivere in prima persona il loro mondo viene sempre apprezzato ed incoraggiato!

Piccolo consiglio CHEAP: volete una tazza di tè verde di Uji in più? E’ possibile averla GRATUITAMENTE sia al Centro Turistico che al tempio Kosho-ji: buona bevuta! 🍵
Fantasticooo *.*
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Incantevole!!! Non amo molto il tè giapponese ma la cerimonia è divina.
Spero un giorno di poter ripercorrere queste tue perle.
Buona giornata
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Se pianificherai un viaggio da queste parti allora non puoi che inserire in itinerario Uji, vivere quest’esperienza in prima persona è tutta un’altra cosa! 😀
Buona giornata a te!
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Ti contatterò, magari sarai ancora da quelle parti 😉
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