Curiosità, Diario di Viaggio

Duecento anni di storia sotto un tetto d’erba – La Bustarfell House

Ancora una volta la colpa è di Tolkien, e di Peter Jackson per averla resa proprio come l’avevo immaginata: la Contea, il sogno di ogni amante della letteratura fantasy sulla faccia della terra. L’idea di case ricoperte d’erba ha fatto breccia nel mio cuore bambino e lì è rimasta a covare, finché ho scoperto che case col tetto d’erba esistevano davvero. Si chiamano turf house, o case dal tetto di torba. Le loro origini risalgono ai tempi delle saghe, quando i vichinghi approdarono sulle spiagge nere d’Islanda per la prima volta. 

Inutile dire che vedere delle case in torba è stato in cima alla lista dei miei obiettivi islandesi, ma contrariamente alle mie aspettative non sono poi così facili da stanare. Ci sono “solo” una ventina di siti che presentano case storiche dal tetto d’erba, e oggi voglio parlarvi del primo che ho visitato, lo splendida Bustarfell House, a una ventina di minuti dalla “capitale dell’est”, Vopnafjörður

Una storia lunga duecento anni

Bustarfell non è una semplice fattoria in torba, potremmo definirla una vera e propria magione! Ha ospitato la stessa famiglia per generazioni, fin dal 1532 quando la proprietà venne acquisita da Árni Brandsson. Passando di erede in erede, Burstafell si è evoluta per secoli, e molte delle sue parti più antiche sono, ahimè, andate perdute in un disastroso incendio nel 1769. La facciata attuale risale alla prima metà del XIX secolo, e gli oggetti al suo interno appartengono a un intervallo di tempo che va dal ‘700 al ‘900 inoltrato. Ne sono esemplificative le due camere da letto e le tre cucine, una per ogni secolo!

Contrariamente ad altre case in torba, Bustarfell non è arredata per rappresentata un singolo periodo storico, ma contiene ancora quadri ed oggetti appartenuti alla famiglia che l’ha abitata, rispettandone la naturale evoluzione degli spazi. A prendere questa decisione l’ultimo dei suoi proprietari, Methúsalem Methúsalemsson, che cedette la fattoria allo stato islandese nel 1945 con la promessa di preservarla così com’era per le generazioni future. 

Methúsalem Methúsalemsson e la moglie Jakobina S. Grímsdóttir

Nonostante la fattoria di Burstafell venne convertita in museo, la famiglia continuò ad abitarla fino agli anni Settanta, e dunque a modificarla (con impianti di riscaldamento, pavimenti in vinile, ed energia elettrica). Insomma, una vera fusione tra antico e moderno che ne ha consentito la sopravvivenza. 

Preservare le case in Torba

L’idea di Methúsalem, collezionista di oggetti lui stesso, era quella di lasciare la fattoria arredata come i suoi abitanti stessero per tornare da un momento all’altro, e devo dire che l’intento è riuscito. Forse la quantità di dettagli e oggetti può dare alla testa, ma la sensazione è proprio quella di entrare in casa di qualcuno, e spiare nella sua quotidianità. 

Foto, ritratti, libri e quaderni: tutto lasciato lì dov’era, sospeso nel tempo!

I continui rimaneggiamenti sono stati un po’  la fortuna di Bustarfell. Per chi non lo sapesse, la torba è un materiale realizzato dalla parziale decomposizione di vegetali. Sostanzialmente, dei mattoni di terra ed erba! Dunque, per quanto estremamente isolante (era proprio il  motivo per il quale veniva usata in origine) risulta parecchio deperibile, per cui va continuamente sostituita. Non essendoci più molte case in torba al giorno d’oggi, gli specialisti di tale arte sono ricercati al pari di rarissimi restauratori. E i costi per tenere viva una struttura del genere, senza farla marcire, sono alti.

La casa museo è visitabile solo nei mesi più caldi, da Maggio a Settembre

Se molti possessori di fattorie in torba hanno deciso di riconvertirle in più solide fattorie in pietra, riscaldate dalle stufe, Bustarfell ha continuato ad avere erba sul tetto per secoli, fino ad oggi. 

Il prezzo del biglietto per visitarne l’interno (aggiornato al 2022) è di 1300 corone islandesi, circa 9 euro. Per quanto è grande la struttura, per tutto il lavoro di cura, mantenimento, e per la gentilezza delle guide direi che sono soldi ben spesi. Mi piace pensare di aver contribuito, nel mio piccolo, a preservare questa piccola magione segreta ancora per un po’. 

Chi non ama i musei, amerà sicuramente le torte del Hjaleigan Cafè (mi pento di non averne presa una fetta)

Per chi non fosse interessato al suo interno, l’esterno è comunque visitabile gratuitamente, e potrete sempre sedervi al cafè di fianco a gustare una torta meringa e una cioccolata calda, come fanno i local che gironzolano qui intorno! 

 

 

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