Diario di Viaggio, Italians vs Italy!

Là dove il cielo incontra l’uomo: La Sacra di San Michele

Sarà perché nata in una terra perennemente baciata dal sole, dove il cielo è quasi sempre terso, di un azzurro abbagliante. Sarà per le mie origini isolane, di “figlia del mare”, che la nebbia esercita su di me un fascino misterioso. Proprio la nebbia, che tutto cancella e sfuma in pallide sagome, alla prima visita me la rese ancora più mistica, quasi inquietante: la Sacra di San Michele. Ne scorsi per la prima volta appena il profilo, immerso in un verde scuro macchiato di dense nubi bianche, lassù, arroccata sulla cima del monte Pirchiriano, imponente padrona della Val di Susa. Il suo è un fascino eterno, talmente magnetico da aver impressionato persino Umberto Eco, che la prese a modello per il monastero dove ambientare la sua opera più famosa, “Il Nome della Rosa”.

Mentre procediamo in macchina inseguendo l’abbazia nel suo continuo nascondino tra i tornanti, penso alle centinaia di pellegrini che in passato vi si recavano periodicamente a piedi, percorrendo parte della via Francigena o semplicemente inerpicandosi su per la mulattiera di Sant’Ambrogio, seguendo le varie stazioni della via Crucis. Quasi diretta conseguenza dei miei pensieri, un nutrito gruppo di suore, arrivate prima di noi e pellegrine chissà da dove, ci danno un inaspettato benvenuto intonando canti sacri rivolti alla statua dell’Arcangelo, posta su uno spuntone di roccia ai piedi dell’abbazia. Quei canti ci accompagneranno per un po’, rimbalzando tra le pareti fredde e umide dello Scalone dei Morti, lasciandoci andare non appena varchiamo gli intarsi del Portale dello Zodiaco.

Chissà quante storie e leggende nascondono questi gradoni, queste rovine. Come quella della celeberrima Torre della Bell’Alda, dalla cima della quale una giovane e pura ragazza di nobili principi si sarebbe gettata per proteggere la sua virtù da soldati del Sacro Romano Impero. Gli angeli, commossi, le resero la caduta lieve, salvandola da morte certa. Ma il vero fascino di questa leggenda si nasconde nel suo inaspettato epilogo, che racconta di un’Alda ormai insuperbita dalla concessione divina, rigettarsi dalla torre per provare la sua “immortalità”, e così perdere indegnamente la vita tra le rocce della valle.

E forse, più dello straordinario complesso in sé, a togliere il fiato è proprio quest’incredibile panorama a volo d’uccello sulla Val di Susa, sfumato come in sogno nelle giornate di nebbia, chiazzato di bianco nelle giornate di neve e colorato e splendente in quelle calde d’estate, con ogni singola vetta perfettamente riconoscibile ad occhio nudo e il verde della natura ad inghiottire i villaggi. Sempre diverso, sempre unico, quasi prova della possibilità di una comunione perfetta tra Terra e Uomo, o apparentemente tale. Almeno da quassù.

Info utili

La Sacra è raggiungibile con un bus navetta dalla stazione di Avigliana (Linea Ferroviaria Torino-Susa o Torino-Bardonecchia) nei giorni di mercoledì, sabato e domenica ( più festivi). Costo navetta 5€ A/R. Sulla stessa linea ferroviaria scendendo alla successiva fermata S.Ambrogio da Torino è possibile risalire il monte Pirchiriano a piedi (durata circa 1h30m)

Esistono altri percorsi a piedi da Chiusa San Michele, Frazione Mortera e Oulux.

Il prezzo del biglietto è di 8€ (6€ il ridotto per minori di 18 anni).

A causa dell’emergenza COVID19 la Sacra di San Michele ha inoltre lanciato una raccolta fondi per il mantenimento del complesso. Trovate al link Insieme per La Sacra tutte le indicazioni per donare.

 

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8 pensieri su “Là dove il cielo incontra l’uomo: La Sacra di San Michele”

    1. Pensa che doveva essere usato anche per le riprese del film del 1986 con Sean Connery ma vista la posizione si è optato per altre location in Italia e Francia. Però la fiction RAI dell’anno scorso ha recuperato, le riprese esterne sono della Sacra (gli interni, invece, in studio).

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